Quando vedo una bancarella del pesce impazzisco, inizio a osservare con accuratezza cosa offre il banco del pesce quel giorno come se fossi una di quelle ragazze perse nelle vetrine di scarpe e che prestano attenzione ad ogni particolare: colori, altezza del tacco, lacci, strass e cuciture. Tutto questo immaginando ricettine sfiziose e abbinamenti di differenti portate, passo momenti interminabili a guardare gli occhi di ogni pesciolino, la lucidità delle squame, la bellezza dei colori e delle forme di certi pesci come le triglie, gli scorfani, i pagelli o gli sgombri e così dopo un’interminabile mezz’ora finalmente mi decido e compro. E dire che quando ero una studentella delle superiori le uniche ricette di vera cucina in cui mi cimentavo erano i dolci.
Secondo voi cosa vi può far crescere a dismisura la passione per la cucina se siete una ragazzina di 19 anni, ai tempi dell’estate che precede il suo primo anno di università e se fino a quel momento avete cotto solo cotolette o surimi surgelati, preparato paste con tonno in scatola, uova all’occhio di bue con le sottilette e panini col prosciutto?
Ve lo dico io cosa ci vuole! Basta andare dalla cara zietta che abita fuori regione e stare da lei per un po’, circa una settimana/dieci giorni, questa poi vi preparerà i suoi manicaretti migliori, vi porterà con lei a fare la spesa, vi mostrerà quali sono i pesci più buoni davanti a un mare di pesci tutti differenti, ve li farà assaggiare e vi mostrerà quanto spesso sia semplicissimo preparare qualcosa di buono con materie prime che in vita respiravano con le branchie.
Una volta tornate a casa, nonostante abbiate passato tutta la vostra vita a mangiare quello che vostra madre vi preparava, salvo nei casi in cui avevate una fame da paura e lei era fuori casa oppure avevate un irrefrenabile desiderio di patatine fritte e pane con la maionese, inizierete a combinarne una per colore davanti ai fornelli ottenendo anche dei risultati discreti. Passerete ore a guardare il frigo pensando cosa inventarvi quel giorno e riempiendo il suddetto di piatti che si accavallano a quelli di vostra madre, perchè proprio non ce la fate a fermarvi e perchè avete ormai scoperto uno di quei passatempi che vi porterete dietro per tutto il resto della vita. Così inizierete a guardare con maniacale scrupolosità ogni pescheria che vi troverete di fronte mentre fate la spesa o semplicemente passeggiate per le strade di quello o quell’altro paese.
Poi arriveranno i ricettari o, a farla più moderna, le ricette dei foodblogger e dei portali di cucina, e così oltre a cercare di emulare i piatti di vostra zia inizierete anche con delle interessanti novità culinarie.
Tornando a bomba, nel mio caso c’è stato in effetti un ricettario di pesce che mi è stato utilissimo. Si trattava di uno di quei libricini che si possono acquistare in edicola. Questo in particolare era “Il pesce – 120 ricette facili e velocissime da realizzare” di Lisa Biondi, pieno di spunti interessanti soprattutto se non si riesce ad andare oltre al “sale, olio, prezzemolo e aglio, poi in forno, con un po’ di vino a metà cottura”.
Questo libricino mi ha insegnato quanto stesse bene la salvia con la trota e come si potesse tagliare a tranci un bel filettone di persico per marinarlo un po’ prima della cottura. Ed è proprio su quest’ultima preparazione che si basa la ricetta di oggi, eccola qui:
Persico all’arancia e frutta secca
- 1kg di filetti di pesce persico
- il succo di un’arancia
- due cucchiai di mandorle a fettine sottili
- un cucchiaio di pinoli
- un cucchiaio d’olio evo
- uno spicchio d’aglio
- due prese di polvere d’arancia
- sale q.b.
Iniziate così a cuocere a fuoco lento e tenendo il tutto coperto, senza mai girare i quadrotti. Nel frattempo tostate le mandorle e i pinoli e quando vedete che il pesce è cotto anche in superficie allora scoperchiate e fate asciugare leggermente il sughetto che si è formato, dando una spolverata con la buccia d’arancia. Basteranno ancora circa dieci minuti.
Servite caldo con le mandorle e i pinoli distribuiti in superficie.
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buono!