Oggi è finalmente la tanto agognata giornata nel grandissimo parco di Valencia che ci porterà fino alla costa e al bellissimo scorcio di Mar Mediterraneo che da qui si può vedere! :) Il racconto sarà in versione molto personale, spero che questo non annoi le persone che non si sentono coinvolte in prima persona in quest’esperienza, ma cercherò come sempre di darvi delle notizie anche utili.
E allora iniziamo subito con il racconto e… con una buona colazione “spaccastomaco”: cioccolata calda e densa con churros fritti nell’olio più riutilizzato della storia, al baracchino del mercato di Valencia, questo progettarono la sera precedente Ale e Riccardo, mio malgrado (e anche di Omar… :).
Loro felicissimamente sazi, io e Omar un po’ meno, anche pensando ai secondi piani per la colazione del giorno dopo ^^’, partiamo con le bici di Valenbisi alla volta del megagiardino valenciano, tra tutti gli spettacoli naturali immersi in una metropoli, il più bello che abbia mai visto, e penso che gli altri possano confermare. Qui il percorso per arrivare a piedi da Calle Belen fino al punto del parco da cui siamo partiti, passando per il mercato.
Per seguire il percorso meglio vi lascerò alcuni link su GoogleMaps nel mentre del racconto, a partire da questo, che è stata la nostra entrata al parco, e questo il primo scorcio del parco immortalato da me e Omar. L’inizio di questo lungo percorso è stato semplicemente un gran correre, il posto è pieno di stradine, a volte sei in mezzo agli alberi e a volte il parco si apre lasciando spazio a grandi costruzioni come sottopassaggi e fontane immense costeggiate da lunghe file di palme. Davanti a una di queste fontane, il parco della musica, che ho notato essere tale solo alla fine della vacanza a Valencia e quel giorno era chiuso. :(
Decidiamo finalmente di fermarci solo quando vediamo loro, i magnifici, i fantasmagorici, gli inarrivabili edifici del complesso di Calatrava. Godetevi la vista della città della scienza già da GoogleMaps, usando il tool qui sotto. ;)
Prima di raggiungere questo complesso architettonico, si esce ad appoggiare le biciclette negli appositi parcheggi, evitando di subire pagamenti aggiuntivi per la superata mezz’ora di utilizzo. Nel mentre abbiamo modo di osservare piante dalle forme singolari e statue in ferro che riportano a immagini di vecchi film fantascientifici, ci godiamo il piacere di un dissetante tè freddo preparato con bustina e acqua fredda da una cinese del posto (vero Omar? :D), scattiamo un due foto al gruppo e via.
Le opere di quest’architetto mi hanno colpito subito non solo per la loro particolarità, ma per il fatto che le intenzioni comunicative di questo uomo sono estremamente chiare, cosa rara in certi artisti moderni da strapazzo. Sì insomma, credo che per quanto ermetico uno voglia essere nelle sue espressioni artistiche, quello che si vuol realmente comunicare lo si deve poter comprendere. Nelle volontà di Calatrava spesso c’è un richiamo alla natura animale o vegetale e questo ad esempio è estremamente limpido e immediato, senza che uno debba studiarsi pagine di Wikipedia o libroni sull’analisi critica dell’architettura. Lo scheletro e l’occhio “nascosti” in alcuni di questi edifici non erano annientati da forme irriconoscibili e questa ritengo sia la strada da seguire quando si vuole intraprendere un certo modo di comunicare, e anche se qualcuno mi potrebbe criticare per eccesso di concretezza, non credo che mi convicerebbe facilmente del contrario.
Tornando ai dati un po’ più tecnici del racconto, il complesso ospita la città dell’arte e della scienza di Valencia: nell’Hemisfèric, che quest’anno compie 15 anni, si proiettano pellicole cinematografiche e si può assistere a spettacoli di intrattenimento e rappresentazioni astronomiche (nei giorni in cui siamo stati noi, ad esempio, venivano proiettati degli spettacoli speciali riguardanti Indiana Jones… scusate, noi donne tendiamo a tenere a mente certe informazioni :). Il Museo de las Ciencias Príncipe Felipe invece offre attività interattive ed esposizioni riguardanti chiaramente la scienza e la tecnologia. L’Oceanogràfic è un gigantesco acquario dove potrete osservare 45mila esemplari appartenenti a più di 500 specie differenti di pesci, mammiferi marini, molluschi e altri generi di animali acquatici immersi in 24 milioni di litri d’acqua. Il Palau de les Arts Reina Sofía, Palazzo delle Arti, è un teatro a tutti gli effetti, dove potrete assistere a opere liriche, concerti, incontri, nonchè partecipare, se ne avete i requisiti, ai corsi del centro di perfezionamento di Plácido Domingo. C’è poi l’Umbracle, una terrazza piena di piante tipiche della costiera mediterranea e dei paesi tropicali. Infine c’è l’Agora, un multifunzionale che può ospitare concerti, congressi e perfino partite di tennis, come accadrà per gli open di Valencia quest’anno a ottobre.
Potete ingrandire la cartina qui sotto, se volete leggerla meglio, cliccandoci sopra.
Il fascino di questo posto l’ho trovato nella perfetta simbiosi di scienza, tecnica, arte e natura: il tutto come avete capito è compleatamente immerso nel grandissimo parco valenciano, posto dove i cittadini di questa metropoli possono respirare un’aria più fresca e pulita, correre, pedalare, osservare animali. E quando si arriva in questa città nella città, si osserva la grandezza dell’intelletto umano sia nei monumenti di Calatrava, che non finirò mai di elogiare, sia in tutto quello che al loro interno viene offerto e mostrato. Veramente un bello scorcio di Spagna, da visitare senza ombra di dubbio.
Dopo la città della scienza abbiamo quindi ripreso le biciclette, nel parcheggio antistante uno dei mega grattacieli di Valencia, per raggiungere in men che non si dica la spiaggia di Valencia. D’altronde quel giorno i costumi ce li eravamo portati dietro e iniziava ormai ad essere tardino per poter temporeggiare ancora.
Arrivati al mare troviamo giusto tre posti per le bici esattamente di fronte alla spiaggia, proprio qui (nelle foto di Google non si vede, perchè non era ancora stato costruito quando sono state scattate), Alessandro decide di attendere che se ne vada qualcuno mentre Riccardo cede il suo posto a una bionda accattivante che è arrivata un secondo dopo di noi. Ma questi uomini la finiranno prima o poi di farsi intortare dalle belle donne? :D
Beh insomma alla fine un posto comodo per la nostra amica a due ruote lo troviamo tutti e così procediamo verso l’anelata sabbia. Immediatamente qualcuno decide di fermasi al primo baracchino di venditori di ciabatte e teli mare e quel qualcuno non era di certo l’unica donna del gruppo, che sarebbe filata via dritta verso il momento del rilassamento muscolare a contatto con le micro particelle di roccia e conchiglie erose dal vento… insomma la spiaggia! No amici miei, non ero io la colpevole, bensì lo erano il ragazzo che si fa turlupinare dalle bionde e quel genio di Omar che viene al mare senza ciabatte e senza telo mare! :D E così cosa accade? Che una ragazza, come la sottoscritta, si ritrova a guardare con maggiore attenzione una bancarella di vestiti e… decide pure di acquistare dei pantaloni. Eh vabbè, così è la vita, agli uomini le donne, alle donne le bancarelle. Non saprei chi sia più fesso. :D
Insomma dopo tutto questo finalmente procediamo verso l’agognato mare. Il sole brucia come ha bruciato tutto il giorno e non vi consiglio di farvi una vacanza da queste parti senza una crema solare a portata di mano. Comunque che dire, bello bello bello! Ma non per dire le solite cose che si dicono, io per giunta lo odio il mare! La cosa che mi ha tanto divertito sono state le onde, sensibilmente più alte di quelle dell’Adriatico e con le quali mi divertivo come una scema a farmi “schiaffeggiare” e spostare all’indietro dall’acqua. D’altronde ok che è sempre Mediterraneo, ma stiamo comunque parlando delle zone più aperte di questo mare e un po’ di forza in più ne ha. Quindi se siete tra quelli che amano il mare mosso e agitato, qui c’è pane per i vostri denti.
Per poter tornare a farci un giro in centro a Valencia prima della cena, ce ne andiamo dopo poco meno di due ore, utilizzando la metro appena dietro la spiaggia. Qui la stazione è allo scoperto e questo ci permette di continuare ad ammirare il paesaggio singolare che la periferia costiera ci propone, case abbandonate o che sembrano tali, con finestre in legno rovinate dalle pioggie, auto arrugginite e screpolate per la troppa salsedine che si respira in questi isolati e noi che speriamo di non essere in procinto di prendere un autobus e che cerchiamo disperati la macchinetta per obliterare i biglietti.
Alla fine con pareo e pantaloncini mezzi bagnati saliamo e comprendiamo di aver preso il mezzo di trasporto corretto. Raggiungiamo finalmente il centro che sono le 20.00, da qui si prosegue, si ritrova una delle due porte della città, le Torres de Serrans di cui vi ho già parlato qui, un piccolo pellegrinaggio di circa 50 turisti tutti in massa che procedono in fila indiana e, passando davanti ad una panetteria, osserviamo delle interessanti offerte di pasticceria salata che, sinceramente, io ho accolto istantaneamente. Quei paninetti soffici soffici, ricoperti da un’intera sardina o da grossi pezzi di cipolla, melanzane e altre verdure grigliate facevano, personalmente, una gola paurosa.
Torniamo quindi con calma all’appartamento per organizzarci velocemente e trovare un posto in cui cenare differente da quello della sera prima. Finiamo in un locale un po’ più caretto di quello solito, La Riuà, in via, dove assaggiamo l’ennesima paella de mariscos e uno stranissimo ma interessante, nonchè pesantissimo, arroz al horno. In italiano suona come riso al forno, viene servito in una padella alta, ed è condito con zafferano, verdure, molti tipi di affettato e insaccati come salsiccia, chorizo e prosciutto e infine uovo, altro ingrediente onnipresente nella cucina spagnola. Diceva la nonna di un ragazzo che abbiamo conosciuto ad Albacete: “Si hay patatas y huevos, hay comida!”, ossia “Se ci sono patate e uova, allora c’è da mangiare!”. Quello che vedete in questa foto, è stato cucinato usando anche della morcilla, che noi invece non abbiamo trovato nel nostro arroz.
Altra simpatica conoscenza che abbiamo fatto in questo locale, è stata quella delle chufas. I cuochi avevano preparato un dolce a base di questa frutta secca, così abbiamo cercato di capire che sapore potessero avere e dal momento che i camerieri non erano in grado di spiegarcelo molto bene a parole, ci hanno direttamente portato i frutti da assaggiare. A vederle sembrano dei sassolini di terra o delle noccioline deformi e mezze rinsecchite :), a mangiarle direi che ricordano delle mandorle dal sapore meno deciso e più dolce. Il dolce se ben ricordo non aveva lasciato tutto questo segno in noi, però dopo aver assaggiato le chufas, ho deciso di comprarmene un sacchettino appena avrei potuto, ripassando al mercato uno dei giorni seguenti. Queste simpatiche mandorline malfatte vengono utilizzate dai valenciani e dagli spagnoli delle zone vicine (anche ad Albacete si trova qualcosa del genere), per fare la famosissima horchata de chufa o, in valenciano, orxata de xufa, molto simile all’orzata.
La serata prosegue nel centro di Valencia dove assaggiamo dei cocktail accompagnati da caramelline gommose in un localino intrigante, seppur un po’ caretto, ci facciamo fregare da qualche venditore di braccialetti dell’amicizia davanti alla Bolsería e assaggiamo qui assonnatissimi la vera agua de Valencia. Come potete leggere anche voi su Wiki, si tratta di una mescola di Champagne o Cava, vodka, gin e succo d’arancia. Il Cava non è altro che un vino spumantizzato prodotto con metodo classico come lo Champagne (ma quest’ultimo per chiamarsi così deve anche provenire dalla regione geografica francese dello Champagne), ergo a mio avviso potete usare un Talento (ossia un frizzante con metodo classico italiano) o semplicemente uno spumante se non trovate altro o se non volete spendere troppo. ;)
Dopo l’agua più buona della città :) io e Omar siamo stati rapiti da un’irrefrenabile voglia di scappare a nannare e così l’impavido Alessandro è rimasto sveglio per accompagnare nelle scorribande da animale da abbordaggio, il nostro caro Riccardo. Come sia andata da quel momento in poi ce lo possono dire solo loro. ;)
6 Comments
Oggi ci sono stati un po’ di problemi coi commenti. Molti hanno tentato di scrivere e non ci sono riusciti. Vi invito a riprovarci, ora che abbiamo sistemato il problema! ;)
Era finito il database
Già quel maledetto! :) Ringraziamo il forum di WordPress.
Bello…ammetto di aver fatto una gran fatica a leggerlo e ora ho un bel nodo in gola…ma bello davvero…
I churros con la cioccolata! mi è ripassata la fame solo a vederli… :D
Poi un piccola precisazione, nella foto dei ragazzi in bicicletta sotto al ponte la didascalia dovrebbe essere “Persone che attendono che tu scatti LE 20.000 foto” :)
Non posso mettere “mi piace” ai commenti……in ogni caso, mi piace x Riccardo!