L’inverno è arrivato, le cinciallegre pure e così ricomincia il lungo interagire tra uomini e volatili che ha preso vita già una volta durante lo scorso anno. Sto facendo alcuni esperimenti appendendo alla cara vecchia magnolia dei girasoli essiccati al sole di fine estate, ma sembra che l’oggetto non attiri molto le attenzioni degli amici pennuti. Probabilmente li spaventa pure, dato che sembra impossibile che un oggetto foriero di così tanti semi deliziosi non se lo fili proprio nessuno. Penso che proverò a legarlo ad una ringhiera che si trova lì accanto, in modo che il grosso fiore non prenda le sembianze di uno strano essere penzolante e poco raccomandabile. Spero proprio di risolvere in questo modo, l’idea di sgranare ogni girasole che ho coltivato quest’anno mi fiacca non di poco.
Vabbè, nel frattempo la riserva di grani e semini è ancora buona e il davanzale offre grandi possibilità di approvvigionamento per gli amici cinguettanti. Così già il pettirosso ancora magretto saltella a destra e a manca arraffando i resti delle “amiche” cince.
Non nascondo che si è già rifatta viva pure la passera scopaiola, anche se per ora, nonostante tutto questo brulicare di piacevoli incontri, non ho scattato alcuna foto se non al fiorellone di cui sopra. Anzi vi dirò di più, che quest’estate mi sono adoperata nel produrre dei video (che “chiaramente” giacciono così come sono in qualche mio hardisk…) di alcuni uccellini che hanno nidiato più di una volta nel “garage” di casa mia: una famiglia di dolcissimi pigliamosche. Sono carinissimi da vedere quando danno la caccia agli insetti che gli svolazzano attorno: si lanciano nel loro tipico volo ad anello alla fine del quale, con incredibile maestria, ritornano esattamente nel punto da cui erano partiti. Quello che voglio dire è che forse farò alcuni video, anziché procedere col solito servizio fotografico da dietro un doppio vetro (…sigh!), alle cince e a tutti gli altri passeriformi che si spera verranno a trovarmi spesso anche quest’inverno. Però però però… vi dico subito che è meglio che non vi prometta nulla, dal momento che già i video fatti quest’estate non ho la più pallida idea di quando riuscirò a sistemarli. Nel frattempo però di certo vi terrò aggiornati sulle tecniche di avvicinamento-volatili che adotterò quest’anno.
Bene ora piccola simpatica ricetta per un momento di incontro con gli amici, magari chiamandoli a casa una attimo prima dell’ora del tè, così da mostrare loro lo svolazzamento continuo che si sta ripetendo davanti alle vostre finestre.
Oggi dolcetto, da abbinare appunto con qualche bevanda calda come un tè: si tratta di un tortino al matcha, il tè verde cerimoniale giapponese che andava di moda qualche annetto fa tra le migliaia di foodblogger che popolano il web, preparato sulla base della ricetta del quatre-quart classico. Come al solito vi indico sia il numero di uova che ho usato sia il loro peso totale, così se uno non vuole fare troppo il precisino può sempre preparare ‘sti tortini senza pesare le uova, altrimenti sapete come regolarvi.
Mini quatre quarts al matcha e mandorle
- 170gr di uova (3 uova)
- 170gr di farina
- 170gr di zucchero
- 170gr di burro
- 6gr di tè verde matcha
- un cucchiaino di lievito per dolci
- una presa di sale
- mandorle non spellate tritate grossolanamente e intere
Montate i bianchi a neve e incorporateli delicatamente, mescolando dal basso verso l’alto, poi incorporate il tè matcha e versate l’impasto così ottenuto in tanti piccoli stampi da plumcake, o da muffin se preferite, ricoperti di carta forno. Decorate con le mandorle tritate a coltello, posizionando una o due mandorle intere sulla superficie di ogni dolcetto.
Infornate a 180° per un totale di 20 minuti. Fate la prova dello stecchino prima di togliere i tortini dal forno e lasciateli raffreddare prima di servirli.
No Comments